La guerra tra Stati Uniti e Iran è ormai ad un passo. L’Iran ha lanciato l’operazione ‘Soleimani Martire’ sferrando un attacco missilistico in Iraq contro due basi, al-Asad ed Erbil, che ospitano le truppe americane e quelle della coalizione, tra cui italiani. L’Iran “ha dato uno schiaffo gli Stati Uniti con l’attacco missilistico alle sue basi militari, ma non è ancora abbastanza e la presenza corrotta degli Stati Uniti dovrebbe finire“. Lo ha detto il leader supremo Ali Khamenei, in un messaggio in tv. Uno stato di cose che mette in secondo piano le quote vincitore Presidenziali USA 2020. Ma dopo aver innescato questo conflitto difficilmente Trump sarà riconfermato alla Casa Bianca. Soprattutto per il suo modus operandi a colpi di tweet che lasciano di stucco anche i suoi più stretti collaboratori.
All is well! Missiles launched from Iran at two military bases located in Iraq. Assessment of casualties & damages taking place now. So far, so good! We have the most powerful and well equipped military anywhere in the world, by far! I will be making a statement tomorrow morning.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 8, 2020
La strada per riconquistare la presidenza è sempre più in salita: anche perché la Camera dei rappresentanti, controllata dai democratici, ha votato per la sua messa in stato di accusa per alto tradimento. L’opinione pubblica statunitense è nel panico: in tanti hanno paura di rivivere un nuovo Vietnam. Il Trump versione guerrafondaio non piace affatto.
In Italia, si attendono, invece, le elezioni regionali dell’Emilia Romagna, in programma il 26 Gennaio 2020, per conoscere il destino del Conte-bis, nato dall’accordo tra Movimento 5 stelle e Partito Democratico in estate. In molti pensano infatti pensano che in caso di vittoria della candidata di destra – la senatrice leghista Lucia Borgonzoni – in una storica roccaforte della sinistra italiana l’ex ministro dell’Interno e segretario della Lega Matteo Salvini, appoggiato da Fratelli d’Italia e Forza Italia, spingerà per far cadere la XVIII legislatura italiana. Al momento, dunque, le quote elezioni politiche Italia restano in ghiaccio in attesa di nuovi sviluppi. Da segnalare – comunque – il nuovo movimento apartitico nato dal basso, le Sardine, che possono diventare un nuovo interessante player nello scenario della politica nostrana. La politica resta comunque uno dei campi extra-sportivi che hanno preso piede nel mondo del betting. Attualmente alla voce ‘Politica’ sono le vicende dell’UK e degli Stati Uniti a tenere banco con gli utenti delle varie piattaforme che possono puntare sia sulle quote Vincente Elezioni Presidenziali Usa 2020 che su quelle Brexit quote. Prima di andare a vedere il focus dedicato ai vincitori Presidenziali USA vogliamo mettervi il confronto sulle quote elezioni politiche USA 2020 con gli operatori di mercato che hanno pubblicato il mercato al momento dell’aggiornamento dell’articolo:
Quote vincitore Presidenziali USA 2020 Partito | ||
SNAI | BWIN | |
Repubblicani | @1.75 | @1.7 |
Democratici | @2 | @2.1 |
Any Indipendent Candidate | @30 | @51 |
*Tutte le quote sono soggette a variazioni
In questo articolo puoi trovare:
Quote vincitore Presidenziali USA: la corsa alla Casa Bianca 2020
In Italia, dunque, fino ad una eventuale nuova crisi politica non ci saranno nuove votazioni. Chi sa, invece, quando deve andare a votare è l’elettore statunitense chiamato alle urne il 3 Novembre del 2020 per decidere il nuovo inquilino della Casa Bianca. Sarà ancora Donald Trump oppure il partito democratico riuscirà a trovare una valida alternativa al tycoon? Secondo le quote elezioni politiche Usa Trump riuscirà a vincere le elezioni e prolungare di altri quattro anni la permanenza a Washington. Andiamo a vedere quali sono le lavagne legate al quote vincitore presidenziali USA 2020:
Quote vincitore Presidenziali USA 2020 | |||
SNAI | BWIN | EUROBET | |
Trump | @2.3 | @2.25 | @2.25 |
Biden | @7 | @6 | @7 |
Bloomberg | – | @15 | @11 |
Warren | @7 | @8 | @3.25 |
Sanders | @10 | @11 | @13 |
*Tutte le quote sono soggette a variazioni
Elezioni USA 2020 quote: Biden e Bloomberg si contendono la poltrona DEM
Chi sarà il candidato democratico che proverà a scalzare Donald Trump dallo scranno della Casa Bianca? Manca ancora qualche mese all’inizio ufficiale delle primarie democratiche negli Stati Uniti ma la sfida è già apertissima e accesa. Il favorito nelle quote Vincente Elezioni Presidenziali Stati Uniti 2020 relative al candidato democratico è Joe Biden.
Classe 1942 e originario della Pennsylvania, è stato nominato vicepresidente durante l’amministrazione Barack Obama, diventando il primo cattolico a ricoprire questo incarico, venendo riconfermato anche dopo le elezioni del 2013. Ha partecipato alle primarie anche nel 1988 quando venne sconfitto da Michael Dukakis. Di seguito il grafico dedicato alla media dei sondaggi di RealClearPolitics: che testimonia il vantaggio dell’ex vicepresidente:
Stando ai vari sondaggi Biden è il front-runner ma la sua posizione potrebbe vacillare dopo l’ufficializzazione della discesa in campo del miliardario Michael Bloomberg. Il tre volte ex sindaco di New York, dal 2002 al 2013, aveva iniziato il suo mandato da Repubblicano, ma nel 2007 aveva lasciato il partito e nel 2018 si era registrato come Democratico e domenica 24 novembre ha annunciato attraverso i social la sua ufficiale discesa in campo. Bloomberg è uno dei 10 uomini più ricchi degli Stati Uniti: fattore non di poco conto, pensate che ha comprato spazi pubblicitari televisivi per l’ultima settimana per 30 milioni di euro. Di seguito il suo annuncio con un tweet:
We cannot afford four more years of President Trump’s reckless and unethical actions.
The stakes could not be higher.
We must win this election.
And we must begin rebuilding America. https://t.co/W6P9uaCyqN
— Mike Bloomberg (@MikeBloomberg) 24 novembre 2019
Elizabeth Warren: chi è l’outsider secondo le quote elezioni Politiche USA
Oltre a Biden e Sanders secondo le lavagne relative alle quote elezioni Politiche USA a giocarsi il ‘posto’ ci sono anche Elizabeth Warren e Bernie Sanders. La prima, classe 1949, originaria di Herring (Oklahoma) è una senatrice del Massachusetts (eletta novembre 2012). È una ex docente universitaria di diritto ad Harvard, è soprannominata la “sceriffa di Wall Stett” perché durante gli anni della crisi economica è stata chiamata dalle varie amministrazioni a supervisionare Wall Street e il mondo bancario. Dagli analisti è considerata la più radicale dei candidati, per le sue proposte sulla tassa ai ricchi ed il sistema sanitario.
Bernie Sanders guida gli altri candidati democratici
Nelle lavagne legate alle quote vincente Presidenziali Stati Uniti 2020 c’è anche quello di Bernie Sanders. L’aspirante candidato dei Democratici alla Casa Bianca dopo aver perso contro Hillary Clinton quattro anni fa ci riprova. Il 78enne di Brooklyn, senatore del Vermont, ci riprova. Rappresenta la parte più socialista dei dem. I suoi cavalli di battaglia sono: innalzamento della paga oraria minima a 15 dollari e istruzione gratuita.
La senatrice della california Kamala Harris, invece, da quando sono iniziati i dibattiti pubblici ha iniziato a scalare gli indici di gradimento nei sondaggi. Esempio lampante il modo in cui la query ‘Kamala Harris’ ha registrato un’impennata del 500% nel dibattito avuto con Biden.
Map: Before and after #DemDebate2
More data: https://t.co/I0WiP7r7bt pic.twitter.com/Wmf76znQSl
— GoogleTrends (@GoogleTrends) 28 giugno 2019
Negli ultimi mesi ha riscosso un buon successo, soprattutto nel mondo dei social, Pete Buttigieg. Il sindaco di South Bend (Indiana), 37 anni, veterano della guerra in Afghanistan è considerato il più a destra tra i vari candidati dem. Sembra avere un buon successo nei primi stati in cui si terranno le primarie-caucus: in Iowa secondo i sondaggi è al 21% mentre in New Hampshire è quasi al 17%.
Primarie democratiche: quando e come si vota
Districarsi nel sistema di voto del partito democratico che stabilisce il candidato dem alla casa Bianca non è affatto semplice. Bisogna subito chiarire un punto: non c’è solo il sistema delle cosiddette primarie ma anche i caucus che consistono in dibattiti in luoghi predefiniti in cui i candidati cercano di convincere la platea – schierata fisicamente dalla parte della sala che rappresenta il delegato – a cambiare schieramento.
Le primarie iniziano sempre in New Hampshire, dove si vota prima rispetto al resto del Paese per una legge statale che obbliga lo stato che si affaccia sul nord Atlantico ad anticipare tutti gli altri di almeno una settimana. La data fissata per l’11 Febbraio. Il primo caucus, invece, prenderà il via il 3 febbraio nell’Iowa. Ogni stato ha diritto di decidere il giorno delle primarie.A partire dal 1984 si è diffuso l’uso di unificare in alcuni giorni dell’anno la votazione in più Stati e di farlo di martedì chiamati “Super Tuesday“. Per le primarie del 2020 il primo super martedì è previsto per il 3 marzo. La corsa che si concluderà il 16 Luglio 2020 quando a Milwaukee (Wisconsin) alla Convention finale del Partito Democratico verrà proclamato il candidato alle elezioni del 3 novembre è serratissima.
Nel partito repubblicano, infine, a meno di clamorosi colpi di scena sarà il presidente uscente Trump a ricandidarsi. Il Republican National Committee, l’organismo che assiste i candidati repubblicani, ha più volte esplicitamente dichiarato di non avere alcuna intenzione di supportare eventuali sfidanti di Trump.